Dogmi Mariani
Sin dall’antichità la
parola greca “dogma” ha indicato, fra l’altro, “decisione”, “decreto”.
Quando Paolo e Sila giunsero a Salonicco e annunciarono la messianicità
di Gesù nella sinagoga della città, alcuni facinorosi li accusarono
davanti ai magistrati di aver contravvenuto ai “dogmi” (e cioè ai
“decreti”) dell’imperatore romano “affermando che c’è un altro re, Gesù”
(At 17,7). Nella Chiesa antica e nel medioevo la parola dogma veniva
usata indifferentemente come sinonimo di esposizione, dottrina,
confessione di fede, articolo di fede. Soprattutto a partire dal
Concilio Vaticano I (1870), nel linguaggio sia del magistero sia della
teologia, il termine “dogma” ha acquistato un significato forte e
univoco. Esso indica una dottrina che la chiesa propone di credere come
divinamente rivelata sia con un giudizio solenne, sia nel suo magistero
ordinario e universale. Si tratta quindi di una indicazione importante
su una verità di fede, che esige il nostro incondizionato assenso e la
nostra obbedienza cordiale.
I primi “dogmi”, e cioè i primi importanti pronunciamenti magisteriali
su questioni di fede, riguardano la verità su Dio Trinità e su Gesù
Cristo. Furono solennemente enunciati nei primi sette Concili Ecumenici,
dal Nicea I (325 d.C.) al Nicea II (787 d.C.). Si tratta di dogmi
“antiereticali”, perché sono pronunciamenti che rigettano le eresie del
tempo. Ad esempio, nel primo Concilio Ecumenico di Nicea si proclama il
dogma della divinità di Gesù Cristo, Figlio incarnato “consustanziale”
al Padre. Tale verità divina rivelata viene riaffermata solennemente
contro il presbitero alessandrino Ario, che la negava.
In questo contesto antiereticale dei primi Concili Ecumenici, si hanno i
primi due “dogmi” mariani, che riguardano la divina maternità di Maria,
proclamata solennemente ad Efeso nel 431, e la sua perpetua verginità,
riaffermata al Concilio di Costantinopoli II nel 553. Se questi dogmi
antichi furono provocati dalle eresie, gli altri due dogmi mariani, più
recenti, hanno, invece, carattere “dossologico”. Essi esaltano alcune
peculiarità esemplari della straordinaria figura di Maria, la madre di
Gesù, la quale è “Immacolata” (1854: Pio IX) e “Assunta” (1950: Pio
XII). Vengono anche chiamati “papali”, perché proclamati non da un
Concilio, ma dal Papa.
Aggiungiamo subito tre precisazioni. La prima riguarda l’esistenza di
altre verità dottrinali mariane, altrettanto importanti e altrettanto
riconosciute dal magistero ordinario della Chiesa e celebrate nella
preghiera liturgica, che non sono state proclamate solennemente. Si
veda, ad esempio, il titolo di Maria “mediatrice” e, come aggiunge il
Concilio, “avvocata, socia, ausiliatrice” (cf. Lumen Gentium n. 62).
La seconda precisazione riguarda i contenuti dei dogmi mariani antichi e
recenti, che non sono “invenzioni” tardive della Chiesa, ma verità
esistenti esplicitamente o implicitamente nella Sacra Scrittura e nella
tradizione viva della Chiesa sia orientale sia occidentale. Esse vengono
“dogmatizzate”, e cioè solennemente riaffermate in un determinato
momento storico, sia per contrastare qualche eresia, sia per magnificare
le “grandi cose” che l’Onnipotente ha operato in Maria (cf. Lc 1,49). Si
tratta insomma di qualcosa di simile a quanto capita nella scienza. In
astronomia, ad esempio, si scoprono continuamente astri nuovi, che
ovviamente esistevano già prima di essere individuati da noi. Lo
sviluppo scientifico, attraverso potenti telescopi, permette ora di
vederli. Così, per i dogmi mariani. Essi esistono già nella coscienza di
fede della Chiesa. Tuttavia, in un determinato momento della storia,
urge un loro pronunciamento solenne e autoritativo, perché la comunità
ecclesiale è chiamata o a rifiutare una interpretazione errata o a
prendere maggiormente coscienza di un particolare aspetto del mistero di
Maria.
Un terzo e ultimo chiarimento riguarda i due dogmi mariani papali –
Immacolata e Assunta – che hanno richiesto una triplice condizione: un
diffuso movimento di opinione nella Chiesa; l’impulso del magistero
pontificio; l’apporto qualificato dei teologi.
Anamnesi
Sin dall’antichità la parola greca “dogma” ha indicato, fra l’altro, “decisione”, “decreto”. Quando Paolo e Sila giunsero a Salonicco e annunciarono la messianicità di Gesù nella sinagoga della città, alcuni facinorosi li accusarono davanti ai magistrati di aver contravvenuto ai “dogmi” (e cioè ai “decreti”) dell’imperatore romano “affermando che c’è un altro re, Gesù” (At 17,7). Nella Chiesa antica e nel medioevo la parola dogma veniva usata indifferentemente come sinonimo di esposizione, dottrina, confessione di fede, articolo di fede. Soprattutto a partire dal Concilio Vaticano I (1870), nel linguaggio sia del magistero sia della teologia, il termine “dogma” ha acquistato un significato forte e univoco. Esso indica una dottrina che la chiesa propone di credere come divinamente rivelata sia con un giudizio solenne, sia nel suo magistero ordinario e universale. Si tratta quindi di una indicazione importante su una verità di fede, che esige il nostro incondizionato assenso e la nostra obbedienza cordiale.I primi “dogmi”, e cioè i primi importanti pronunciamenti magisteriali su questioni di fede, riguardano la verità su Dio Trinità e su Gesù Cristo. Furono solennemente enunciati nei primi sette Concili Ecumenici, dal Nicea I (325 d.C.) al Nicea II (787 d.C.). Si tratta di dogmi “antiereticali”, perché sono pronunciamenti che rigettano le eresie del tempo. Ad esempio, nel primo Concilio Ecumenico di Nicea si proclama il dogma della divinità di Gesù Cristo, Figlio incarnato “consustanziale” al Padre. Tale verità divina rivelata viene riaffermata solennemente contro il presbitero alessandrino Ario, che la negava.In questo contesto antiereticale dei primi Concili Ecumenici, si hanno i primi due “dogmi” mariani, che riguardano la divina maternità di Maria, proclamata solennemente ad Efeso nel 431, e la sua perpetua verginità, riaffermata al Concilio di Costantinopoli II nel 553. Se questi dogmi antichi furono provocati dalle eresie, gli altri due dogmi mariani, più recenti, hanno, invece, carattere “dossologico”. Essi esaltano alcune peculiarità esemplari della straordinaria figura di Maria, la madre di Gesù, la quale è “Immacolata” (1854: Pio IX) e “Assunta” (1950: Pio XII). Vengono anche chiamati “papali”, perché proclamati non da un Concilio, ma dal Papa.Aggiungiamo subito tre precisazioni. La prima riguarda l’esistenza di altre verità dottrinali mariane, altrettanto importanti e altrettanto riconosciute dal magistero ordinario della Chiesa e celebrate nella preghiera liturgica, che non sono state proclamate solennemente. Si veda, ad esempio, il titolo di Maria “mediatrice” e, come aggiunge il Concilio, “avvocata, socia, ausiliatrice” (cf. Lumen Gentium n. 62).La seconda precisazione riguarda i contenuti dei dogmi mariani antichi e recenti, che non sono “invenzioni” tardive della Chiesa, ma verità esistenti esplicitamente o implicitamente nella Sacra Scrittura e nella tradizione viva della Chiesa sia orientale sia occidentale. Esse vengono “dogmatizzate”, e cioè solennemente riaffermate in un determinato momento storico, sia per contrastare qualche eresia, sia per magnificare le “grandi cose” che l’Onnipotente ha operato in Maria (cf. Lc 1,49). Si tratta insomma di qualcosa di simile a quanto capita nella scienza. In astronomia, ad esempio, si scoprono continuamente astri nuovi, che ovviamente esistevano già prima di essere individuati da noi. Lo sviluppo scientifico, attraverso potenti telescopi, permette ora di vederli. Così, per i dogmi mariani. Essi esistono già nella coscienza di fede della Chiesa. Tuttavia, in un determinato momento della storia, urge un loro pronunciamento solenne e autoritativo, perché la comunità ecclesiale è chiamata o a rifiutare una interpretazione errata o a prendere maggiormente coscienza di un particolare aspetto del mistero di Maria.Un terzo e ultimo chiarimento riguarda i due dogmi mariani papali – Immacolata e Assunta – che hanno richiesto una triplice condizione: un diffuso movimento di opinione nella Chiesa; l’impulso del magistero pontificio; l’apporto qualificato dei teologi.
Maria
Madre di DioLa divina maternità di Maria,ad esempio, fondata
sulla Sacra Scrittura e proclamata solennemente nel concilio
di Efeso del 431, non solo è una dottrina, ma anche una
preghiera.
La solennità annuale di Maria, Madre di Dio, che si celebra all’inizio
dell’anno solare (1° gennaio), indica nelle preghiere iniziali (le due
“collette” a scelta) il significato perenne per noi di questa sua
straordinaria vocazione.
Nella prima colletta, si chiede al Padre di sperimentare l’intercessione
di Maria, dal momento che per mezzo di Lei abbiamo ricevuto l’autore
della vita: "O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai
donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa’ che sperimentiamo
la sua intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto
l’autore della vita".
Nella seconda colletta, si prega il Padre che, come Maria fu dimora del
Verbo incarnato, così anche la nostra vita sia disponibile ad accogliere
i doni celesti:"Padre buono, che in Maria, vergine e madre,
benedetta fra tutte le donne, hai stabilito la dimora del tuo Verbo
fatto uomo tra noi, donaci il tuo Spirito, perché tutta la nostra vita
nel segno della tua benedizione, si renda disponibile ad accogliere il
tuo dono".
In concreto, la pedagogia liturgica ci insegna che, anche noi, come
Maria e accompagnati dalla sua materna ed efficace intercessione,
possiamo essere dimora di Gesù, Parola divina e Pane di vita eterna. Il
“sì” dell’annunciazione, mediante il quale Maria accolse la Parola di
Dio nel suo seno diventando Madre di Gesù, diventa anche il “sì” del
battezzato, il quale, accogliendo Gesù, diventa come Maria dimora di
Gesù, ostensorio della sua grazia, tabernacolo della sua carità. È la
realizzazione della parola stessa di Gesù, che dice: «Chi è mia madre e
chi sono i miei fratelli? Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli
disse: Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la
volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella
e madre» (Mt 12,48-50; cf. Mc 3,35).
Gesù, come ha trasformato l’acqua in vino e il pane nel suo corpo
benedetto, così per l’intercessione materna di Maria, madre sua e della
Chiesa, trasforma le nostre esistenze terrene in esistenze “trinitarie”,
in dimora di Dio Trinità. Accogliendo infatti Gesù nel nostro cuore, noi
accogliamo Dio Trinità: “Chi accoglie me accoglie colui che mi ha
mandato” (Mt 10,40 e paralleli).
Il dogma della maternità divina di Maria ha quindi un carattere di
fondazione della spiritualità cristiana. La spiritualità cristiana è
vita di grazia in comunione con Gesù nella carità dello Spirito Santo in
obbedienza al Padre, e Maria è stata la prima a vivere questa esperienza
diventando per noi maestra di spiritualità. Conseguentemente, vivere
integralmente la vita di grazia implica anche essere guidati e sostenuti
dall’intercessione materna di Maria.
Maria sempre vergine
Nell’iconografia mariana il dogma
della perpetua verginità di Maria – la “aeipárthenos”, la
“semprevergine” (concilio
di Costantinopoli II, 553 d.C.) – viene rappresentato
simbolicamente da tre stelle che ornano il mantello della Beata Vergine.
Le tre stelle indicano la virginitas ante partum, la virginitas in partu
e la virginitas post partum. Georg Söll, un grande storico dei dogmi
mariani, afferma al riguardo: “Il fatto che la Madre di Dio non cessò
mai di essere vergine fu una realtà non soltanto per i fedeli del tempo
di Basilio, ma anche per quelli dei secoli successivi. L’ex Maria
Virgine del Simbolo della Chiesa universale venne inteso nel senso più
ampio ed elevato a criterio di ortodossia”.
La maternità verginale assicura che Gesù è un dono esclusivo di Dio
Trinità all’umanità in Maria. Un ignoto autore del secolo VII, al quale
viene dato il nome di Eusebio Gallicano, instaura un originale paragone
tra Maria e la Chiesa, entrambe vergini e madri: “Poco fa ti
meravigliavi per l’uomo nato dalla verginità. Ammira ora una novità non
inferiore: un uomo che rinasce. Se ti piace, facciamo un confronto tra
queste due madri [...]. Per mezzo di Maria è nato colui che era fin dal
principio; per mezzo della Chiesa è rinato colui che in principio era
perito; quella generò in favore dei popoli, questa genera i popoli;
quella, come sappiamo, ha partorito una sola volta un figlio rimanendo
vergine, questa continuamente partorisce per mezzo dello sposo vergine.
Quindi ciò che tu ritenevi un prodigio unico nei secoli, riconoscilo
ormai come una funzione abituale”.
La vita divina nata nel seno di Maria si diffonde nell’umanità intera
attraverso l’azione sacramentale della Chiesa. La Chiesa, come Maria, è
la madre che continuamente, mediante il battesimo e gli altri
sacramenti, fa rinascere l’umanità alla comunione con Dio Padre, Figlio
e Spirito Santo.
Immacolata Concezione
Il dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato dal beato Pio IX l’8 dicembre del 1854, propone come verità di fede divina rivelata “la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale”.
Il peccato, retaggio di ogni nato da donna, si arresta davanti a Maria. Se Gesù Cristo è il tutto santo perché la sua umanità viene interamente santificata dalla sua persona divina, Maria è la tutta santa in virtù della grazia proveniente dal Padre, dalla carità dello Spirito e dai meriti del suo divin Figlio. Se Gesù è il redentore, Maria è la sua prima redenta. La redenzione di Maria non fu per liberazione dal peccato, ma per preservazione. Essa cioè non fu per nulla segnata dal peccato, ma ne fu preservata, per singolare privilegio divino. In Maria non ci fu liberazione, ma preservazione. Secondo la geniale intuizione del dottore dell’Immacolata, il beato Duns Scoto, Gesù Cristo ha esercitato in lei l’atto di mediazione più eccelso, preservandola dal peccato originale.
Diceva il Santo Padre Giovanni Paolo II in una sua catechesi mariana: “A Maria, prima redenta da Cristo, che ha avuto il privilegio di non essere sottoposta neppure per un istante al potere del male e del peccato, guardano i cristiani, come al perfetto modello ed all’icona di quella santità, che sono chiamati a raggiungere, con l’aiuto della grazia del Signore, nella loro vita”.
Maria Immacolata ricorda a tutti i battezzati la perfezione della santità. La tutta santa è stata e continua a essere nella Chiesa la guida sicura che conduce alle alte vette della perfezione evangelica.
Assunzione della Madre di Dio
Quasi
sintesi del meraviglioso mistero di Maria,
il 1° novembre del 1950, Pio XII proclama
solennemente il dogma dell’Assunzione di Maria, con queste parole:
“L’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta
l’eternità con uno stesso decreto di predestinazione, immacolata nella
sua concezione, vergine illibata nella sua divina maternità, generosa
socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul
peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei
suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del
sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata
in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla
destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli”.
Mentre per tutta l’umanità la risurrezione dei corpi avverrà alla fine
dei tempi, per Maria, invece, tale evento si è realizzato già alla fine
della sua vita terrena. Per cui il suo corpo è ora gloriosamente vivente
in cielo accanto all’umanità gloriosa del suo Figlio Gesù Cristo.
Precisa al riguardo il Santo Padre Giovanni Paolo II: “La condizione
escatologica di Cristo e quella di Maria non vanno certo poste sullo
stesso piano. Maria, nuova Eva, ha ricevuto da Cristo, nuovo Adamo, la
pienezza di grazia e di gloria celeste, essendo stata risuscitata
mediante lo Spirito Santo dal potere sovrano del Figlio”.
Il dogma dell’Assunzione non è certo una verità “scoperta” nel secolo
scorso. La fede in Maria assunta in corpo e anima alla gloria del cielo,
appartiene alla coscienza di fede della Chiesa sia in Oriente sia in
Occidente sin dalle origini. Pio XII, con la proclamazione solenne di
Maria Assunta, ha inteso annunciare solennemente a tutto il mondo la
nobiltà e la dignità del corpo umano, mortificato, umiliato, avvilito e
profanato in mille modi durante la seconda guerra mondiale da poco
conclusa. Di fronte ai lager di Dachau e di Auschwitz, dove si era
consumata la violazione più dissacrante del corpo umano, il “mistero
dell’Assunzione proclama il destino soprannaturale e la dignità eccelsa
di ogni corpo umano, chiamato dal Signore a diventare strumento di
santità e a partecipare alla sua gloria”.Fonte