Padre Gabriele Amorth

Padre Gabriele Amorth.

Il Papa dichiara guerra al diavolo L'ordine di Ratzinger ai vescovi: almeno un esorcista per diocesi

CITTA' DEL VATICANO
Decine di vescovi vivono sotto peccato mortale perché non delegano i propri sacerdoti ad effettuare esorcismi». Parola di padre Gabriele Amorth, il decano degli esorcisti italiani. Ora padre Amorth torna alla carica annunciando, attraverso il sito cattolico «Petrus», che Benedetto XVI sta lavorando ad una «istruzione» per obbligare i vescovi, non solo italiani ma di tutto il mondo, ad istituire in ogni diocesi un numero stabile di esorcisti per controbattere la presenza di Satana. Tale istruttoria pontificia dovrebbe essere pubblicata nei primi mesi del 2008 per consentire agli «ammalati nello spirito», cioè ai posseduti dal maligno, di fare affidamento su uno o più preti «specializzati» della propria diocesi, senza necessità di spostarsi da un luogo all’altro. Nella stessa istruttoria, sulla cui applicazione dovranno vigilare le Conferenze episcopali, il Papa incoraggerà anche la diffusione, al termine delle liturgie, della Preghiera a San Michele Arcangelo, sulla stessa scia del suo predecessore, Leone XIII, che «impressionato dall’incalzare del diavolo», pose obbligatoriamente alla fine della messa la supplica a colui che viene venerato come protettore dalle insidie del male. La preghiera, che seguiva la lettura del prologo del Vangelo di Giovanni al termine di ogni messa, venne abolita dal Concilio Vaticano II ancora presieduta da Giovanni XXIII, cioè ancora non sottoposto ai sulfurei teologi di Papa Montini ai quali è ora di moda imputare ogni nequizia liturgica e teologica. «Grazie a Dio abbiamo un Papa che ha deciso di combattere frontalmente il diavolo - commenta padre Amorth - era ora che i vescovi diocesani fossero obbligati a incaricare un numero stabile di esorcisti per liberare le persone possedute dagli spiriti maligni.

Per la verità, l’obbligo ce l’hanno già ora, ma non lo rispettano perché proprio loro che sono esorcisti per diritto divino, non credono all’esistenza del diavolo». Benedetto XVI, invece, crede nell’esistenza e nella pericolosità del maligno sin dai tempi in cui era Prefetto dell’ex Sant’Uffizio. «Da allora non perde occasione per mettere in guardia l’umanità dai rischi che derivano dall’azione del diavolo. E ha sempre esortato noi esorcisti ad impegnarci sempre di più nel nostro ministero», aggiunge padre Amorth. Che Benedetto XVI voglia disciplinare l’attività degli esorcisti è una notizia plausibile. L’attuale legislazione canonica, infatti, prevede che l’intervento del sacerdote debba essere preceduto dall’analisi di una commissione di psichiatri. La norma, ampiamente disattesa dagli esorcisti, dovrebbe ricondurre sulla retta via anche quelle pratiche «liberatorie» che, come una recente inchiesta della «Stampa» ha raccontato, preoccupano le autorità ecclesiastiche.

Perché con la scusa del diavolo, gli abusi psicologici stanno diventando un problema serio. Sono passati più di venti anni da quando padre Amorth, allora direttore di «Myriam», una rivista dedicata alle suore, annunciò al mondo che il 20% dei romani «aveva contatti con il demonio». L’affermazione suscitò incredulità tra i vescovi di Roma, del Lazio e anche dei dintorni, ma impressionò i mass media. E dette anche, secondo molti studiosi, un vigoroso contributo alla diffusione del satanismo «fai da te», quello rockettaro e metallaro. L’esorcista deve essere un sacerdote che «si distingua per pietà, scienza, prudenza e integrità di vita».

All’inizio del pontificato, Benedetto XVI aveva ricevuto in udienza gli esorcisti di tutta Europa esortandoli e incoraggiandoli a continuare nel loro importante ministero, «sostenuti dalla vigile attenzione dei loro vescovi e dalla incessante preghiera della comunità cristiana». Ora il Vaticano intende richiamare i vescovi di tutto il mondo a conferire il mandato di esorcista ad un numero sufficiente di sacerdoti che si impegnino stabilmente in tale ministero. E ogni diocesi deve averne almeno uno.

28/12/2007 (8:17) - CONTRO SATANA

GIACOMO GALEAZZI

Vangelo di Marco 16,15-20

«NEL MIO NOME CACCERANNO I DEMONI»

"Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno".19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. 20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano."

L’esorcismo come ministero esercitato nella Chiesa

Cristo, unico vincitore di Satana, ha dato degli insegnamenti e dei poteri precisi contro il demonio. Il potere apologetico degli esorcismi, all'epoca di Gesù, allo scopo di attirare i pagani. L'istituzione dell'esorcistato e la pratica degli esorcismi nel corso dei secoli. La situazione attuale nella Chiesa latina.
Chi sono gli esorcisti, quanti sono, che cosa fanno e quando ricorrere a loro.

Incomincio precisando i limiti di questo articolo. Non parlo dell’antichità, ossia dei secoli prima di Cristo, e neppure dei popoli non cristiani. Mi limito a dire che presso tutte le religioni e presso tutti i popoli ci sono sempre stati diavoli ed esorcisti, anche se con nomi diversi. Anche prima degli ebrei, degli egiziani, degli assiri, dei babilonesi, ogni popolo ha avuto l’intuizione dell’esistenza di spiriti del male da cui occorreva difendersi, liberarsi, o che bisognava ingraziarsi. Naturalmente la concezione di questi spiriti dipendeva – e tuttora dipende – dalla mentalità socio-culturale dei vari popoli, e così pure i rimedi: riti, stregoni, danze, sacrifici...

 

Non parlerò delle Chiese cristiane non cattoliche. Mi limito a dire che una prima grande differenza di comportamento avvenne già nel IV° secolo, quando la Chiesa latina istituì il sacramentale dell’esorcistato, affidato ai vescovi. La Chiesa d’Oriente non ha mai accettato tale istituzione, senza per questo venir meno all’unità. Quando poi avvennero gli altri "strappi", con le scissioni delle Chiese della riforma, anche le pratiche esorcistiche si sono differenziate lungo i secoli, secondo le varie confessioni. L’Enciclica Ut unum sint, del 25 maggio 1995, sottolinea l’importanza di conoscere le Chiese sorelle e rileva che in esse «certi aspetti del mistero cristiano a volte sono stati messi in luce più efficacemente» (n. 14). Mi pare che si possa applicare questa osservazione al caso della fedeltà alla lettura della Bibbia da parte del popolo; credo anche che si possa fare la stessa osservazione a proposito degli esorcismi, che nel mondo ortodosso in generale e in talune confessioni del protestantesimo costituiscono una pratica pastorale ordinaria, come in passato era anche nella Chiesa latina, cosa che purtroppo oggi non è più.

Gesù e gli apostoli. Premettiamo un’osservazione basilare. Solo con la rivelazione divina l’uomo è giunto ad una cognizione esatta, benché parziale, del mondo invisibile. Per cui anche le forze del male, di cui tutti i popoli hanno avuto una vaga conoscenza, hanno acquistato chiarezza con la cognizione dei demoni: esseri spirituali e personali, creati buoni da Dio, ossia creati angeli, e ribellatisi a Dio giungendo ad una totale e irreversibile perversione.

Solo con l’avvento di Cristo anche l’esorcismo acquista piena efficacia. Perché Gesù è venuto «per distruggere le opere di Satana» (1 Gv 3,8), è venuto, come afferma lo stesso Signore, per distruggere il regno del demonio e instaurare il regno di Dio (cf Lc 11,20). Quando Pietro riassume l’opera di Gesù alla presenza di Cornelio, il primo pagano che si converte al cristianesimo, si limita a dire: «Passò facendo del bene e liberando coloro che erano schiavi del demonio» (At 10,38). Satana, «principe di questo mondo», come lo chiama Gesù (Gv 14,30) e «dio di questo mondo», come lo chiama Paolo (2 Cor 4,4), era il forte, padrone di tutti i regni della terra, che si sentiva sicuro del suo dominio. Gesù è il più forte, che lo disarma (Lc 11,21-22).

Il Maestro Divino ha dato degli insegnamenti precisi e dei poteri precisi contro il demonio, chiarendo dubbi che anche al suo tempo erano ricorrenti, sulla stessa esistenza del maligno: i farisei ci credevano, i sadducei no. Ha messo in chiaro l’azione di Satana contro Dio; si pensi, ad esempio, alle spiegazioni che lui stesso ha dato alla parabola del buon grano e della zizzania e alla parabola del seminatore. Ha liberato gli indemoniati, distinguendo con chiarezza la liberazione dal demonio dalla guarigione dei malati; saranno certi teologi e biblisti di oggi, pasticcioni e traditori del vangelo, a confondere e negare la chiarezza evangelica, per cercare di imporre la loro incredulità.

Anche conferendo i suoi poteri agli apostoli, Gesù ha sottolineato bene la distinzione tra il potere di liberare da Satana e il potere di guarire i malati. E ha proceduto progressivamente: prima ha dato il potere di cacciare i demoni agli apostoli; poi lo ha esteso ai discepoli; infine lo ha conferito a tutti coloro che avrebbero creduto in lui e agito con la forza del suo nome (Mc 16,17).
Seguendo le parole del Maestro e l’esempio degli apostoli, nei primi tre secoli, tutti i cristiani che lo volevano facevano esorcismi. Questo fatto ha avuto anche un grande valore apologetico perché i pagani indemoniati si rivolgevano ai cristiani per essere liberati. Scrive Giustino: «Cristo è nato per volontà del Padre e salvezza dei credenti e a rovina dei demoni. Voi potete farvene la convinzione da ciò che vedete con i vostri occhi. In tutto l’universo e nella vostra città (Roma) ci sono numerosi indemoniati che gli altri esorcisti, incantatori e maghi non hanno potuto guarire. Invece molti di noi cristiani, comandando loro nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, abbiamo guarito riducendo all’impotenza i demoni che possedevano gli uomini» (Apologia, VI, 5-6).

Tertulliano conferma l’efficacia con la quale i cristiani liberano dai demoni sia gli stessi cristiani, sia i pagani. E insiste sull’efficacia degli esorcismi non solo sulle persone, ma anche sulla vita sociale, impregnata di idolatria e di influenze malefiche. È un aspetto molto importante, tenuto ben presente anche nei discorsi sul demonio pronunciati da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. Può essere colpita una famiglia, una particolare società, un’intera corrente politica che può giungere a detenere il potere (penso alle orrende aberrazioni del nazismo; agli eccidi di Stalin e seguaci: si parla di 20 milioni di vittime). È a questo proposito che Paolo VI ci ricorda: «La Scrittura acerbamente ci ammonisce che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno» (23.2.1977).

Origene aggiunge elementi nuovi quando testimonia che, nel nome di Gesù, si possono cacciare i demoni non solo dalle persone, ma anche dagli oggetti, dalle case, dagli animali. Sono liberazioni che noi esorcisti abbiamo sempre fatto anche se i documenti ecclesiastici non ne parlavano (il Diritto Canonico e il Rituale Romano contemplano solo il caso di possessione personale); ma ne parla ora il Catechismo della Chiesa Cattolica. Interessante Cipriano: «Vieni a udire con i tuoi propri orecchi i demoni, vieni a vederli con i tuoi occhi nei momenti in cui, cedendo ai nostri scongiuri, ai nostri flagelli spirituali e alla tortura delle nostre parole, essi abbandonano i corpi dei quali avevano preso possesso» (Contro Demetrio, c. 15).

Ho insistito sul potere apologetico degli esorcismi, allo scopo di attirare i pagani, perché oggi ci troviamo sul versante opposto: i cristiani non trovano più nessun aiuto, nessuna comprensione negli uomini di Chiesa; perciò si rivolgono ai maghi, ai cartomanti, alle sètte, ad altre religioni.

Ricordo infine come la pratica degli esorcismi si sia andata sviluppando, fin dai primi tempi, in due direzioni: per liberare gli ossessi e come parte integrante del battesimo, in cui veniva attribuito ad esso un grande valore, perché si sottolineava così come il catecumeno veniva sottratto a Satana e incorporato a Cristo. Abbiamo un’eco di questo trapasso nei voti battesimali. Purtroppo nell’ultima riforma liturgica l’esorcismo battesimale, specie dei bambini, è stato così minimizzato che lo stesso Paolo VI ha manifestato pubblicamente il suo disappunto, nel discorso del 15 novembre 1972. Ma oggi i liturgisti nel demonio credono pochino; basti vedere come, nel nuovo Benedizionale, sono state accuratamente tolte tutte le invocazioni al Signore, per essere protetti dal maligno.

La svolta del IV° secolo. Tra le grandi figure di esorcisti che la storia della Chiesa ci ricorda, non possiamo dimenticare san Martino di Tours e poi i primi monaci, come Antonio, Pacomio, Ilarione. Il popolo intuisce che chi più è dedito alla preghiera e al digiuno più è adatto a fare esorcismi. È il motivo per cui ancora oggi, nella Chiesa ortodossa, per trovare un esorcista basta rivolgersi a un monastero; amministrare esorcismi è considerato un carisma e, come affermano le Costituzioni Apostoliche del 380, «si diventa esorcisti non per ordine sacro, ma per decisione personale, buona volontà, fortezza d’animo e grazia».

In Occidente invece è forte la tendenza, in parte dovuta al diritto romano, di voler regolarizzare tutto. Già alla fine del II° secolo s. Ireneo parla con ammirazione degli esorcisti come di un ceto a parte, benché tutti vi potessero appartenere. A Roma, papa Cornelio, in una sua lettera del 251 è il primo a parlare degli esorcisti come di aventi un ufficio sacro. Penso che si possa considerare conclusa questa istituzione del sacramentale dell’esorcistato con l’anno 416, quando papa Innocenzo I° stabilisce che gli esorcismi possano essere amministrati solo dietro autorizzazione vescovile. Questa è la disciplina tuttora vigente (con la precisazione che il vescovo può dare la facoltà d’esorcista solo a sacerdoti); trattandosi di istituzione ecclesiastica, sono possibili e augurabili cambiamenti.

È importante un’osservazione. Non è che con l’istituzione dell’esorcistato si sia misconosciuto il potere che Cristo ha dato a tutti coloro che credono in lui, di cacciare i demoni; e neppure è da ritenersi che l’esorcismo sia l’unica forma per potersi liberare da possessioni o da influenze malefiche. Restano sempre efficacissimi, direi indispensabili e spesso sufficienti, i comuni mezzi di grazia: preghiere, sacramenti, penitenze, opere di carità... E restano validissime le preghiere private di liberazione; come pure rimane la libertà piena dello Spirito Santo di dare carismi a chi vuole e quando vuole, anche il carisma di liberare dai demoni. La differenza sta nel fatto che la Chiesa, istituendo e regolamentando gli esorcismi come preghiera pubblica, ha voluto anche sottrarre i fedeli dagli imbroglioni e falsi carismatici, che non sono mai mancati.

Fino al secolo XII° la pratica degli esorcismi è in pieno e pacifico sviluppo, sia in Oriente sia in Occidente. Le Chiese sono ben fornite di esorcisti, per cui l’esorcismo è quello che deve essere: quando occorre, fa parte della comune attività pastorale e non c’è nessuna difficoltà a trovare un esorcista. In questo modo esiste anche quella che io chiamo la scuola, che adesso è scomparsa per il lungo disuso: l’esorcista anziano è aiutato da giovani che, venendo meno lui, sono preparati a sostituirlo. È anche un periodo di grande creatività di formule esorcistiche; menziono in particolare i formulari di Alcuino (+ 804), che entrarono nel Messale Romano Gallicano e poi in parte nel Rituale Romano promulgato nel 1614. Un merito di quest’epoca è anche che sia il popolo sia i teologi hanno respinto la credenza delle streghe, che stava divulgandosi.

Furono invece assai tristi i secoli seguenti. Si incomincia a dare il nome di streghe a quelle donne un po’ matte, che venivano chiamate bonae feminae; e invece di esorcizzare le persone, si incomincia a perseguitarle e addirittura a condannarle al rogo. È il crollo di ogni giustizia pastorale e giuridica, che fa perdere la testa anche alle persone più responsabili le quali, sperando di moderare e regolare queste cattive tendenze, emanano disposizioni dalle conseguenze gravissime. Nel 1252 Innocenzo IV° autorizza la tortura agli eretici; nel 1326 Giovanni XXII° autorizza l’inquisizione contro le streghe. Si incomincia a demonizzare tutto, ma avviene questo fenomeno: dove non si fanno più esorcismi, il loro posto viene occupato dalle persecuzioni; altrove, come nella Spagna nota per l’Inquisizione di Torquemada, si continuarono a fare esorcismi e le streghe non furono perseguitate. Gli anni peggiori furono dal 1560 al 1630, e le nazioni dei protestanti furono assai più colpite che quelle cattoliche.

È giusto ricordare qualche nobile eccezione. È ben documentato il caso di suor Giovanna Fery (1559-1620). Da vari anni aveva stretto patti col diavolo: era una vera strega da consegnare all’Inquisizione e da condannare al rogo, secondo le norme di quell’epoca. Per sua fortuna trovò un prelato di grande cultura e sensibilità pastorale, mons. Luigi de Berlaymont, arcivescovo di Cambrai. Questi ordinò che la suora non fosse processata, ma sottoposta ad esorcismi. Fu liberata e visse poi come suora esemplare. In seguito scoppiò la ribellione contro simili metodi barbari. Merita un particolare ricordo il gesuita Friedrich Spee, che nel 1631 pubblicò il libro Cautio criminalis, in cui faceva una critica spietata contro la tortura e la caccia alle streghe.

La reazione fu irrazionale, come era stata irrazionale la persecuzione. Tutto cessò di colpo. Ma non avvenne che le torture venissero sostituite dagli esorcismi, come ci si sarebbe aspettato. La reazione fu più radicale: si era giunti a demonizzare tutto, e ora, dal secolo XVIII° in poi, si negò ogni esistenza del demonio, che tutt’al più fu visto come un pupazzo o come l’idea astratta del male. A questo brusco passaggio contribuì la cultura laica, l’ateismo predicato alle masse, il razionalismo del mondo scientifico e culturale. Ne è stata conseguenza quella perdita di fede che stiamo vivendo tuttora, e la crescita d’ogni forma di superstizione, con l’espandersi d’ogni specie d’occultismo. A che punto ci troviamo. Anche l’ambiente ecclesiastico è stato molto influenzato da tutti questi rivolgimenti. Mi limito al campo di mio interesse. Nel mondo cattolico si può dire che gli esorcisti sono quasi scomparsi da tre secoli. Notiamo bene: qualche esorcista c’è sempre stato; ed è interessantissimo leggere le biografie dei santi, per vedere come molto spesso, pur non essendo esorcisti, hanno liberato le persone possedute. Oggi il mondo ecclesiastico è sprovveduto sia in teoria, sia soprattutto in pratica.

In teoria. Da decenni nei seminari e nelle università ecclesiastiche (salvo sempre eccezioni) non si studia più quella parte di teologia dogmatica che, parlando di Dio Creatore, parla degli angeli, della loro prova, della ribellione dei demoni; così negli studi i demoni non esistono più. Non si studia più la teologia spirituale, che tratta dell’azione ordinaria del demonio, la tentazione, e della sua azione straordinaria, la possessione e i mali melefici; tratta quindi anche dei rimedi, tra cui gli esorcismi. Di conseguenza agli esorcismi non si crede più, confermati in questa incredulità dal fatto di non averne mai fatti e mai visti. Non si studia più, in teologia morale, quella parte che riguarda certi peccati contro il Primo Comandamento: la magia, la negromanzia, lo spiritismo, ossia le forme di superstizione più condannate dalla Bibbia e oggi più diffuse. Per cui non si è istruito il popolo di Dio che, quando avvicina i sacerdoti su queste materie, si trova quasi sempre di fronte a un muro di ignoranza e di incomprensione.

Se a queste due grandi carenze, di studio e di esperienza diretta, aggiungiamo gli errori dottrinali di tanti teologi e biblisti, che arrivano perfino a negare gli esorcismi del vangelo, ritenendoli "linguaggio culturale", "adattamento alla mentalità dell’epoca", la frittata è completa. È vero che contro questi errori si è alzata la voce dei Pontefici, soprattutto di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, a cui va aggiunto il documento sulla demonologia, promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicato il 26 giugno 1975 e inserito tra i documenti ufficiali della S. Sede. Ma questo non è bastato a dissipare il nebbione della ormai radicata incredulità.

E i vescovi, che hanno il monopolio della nomina degli esorcisti? Anch’essi si trovano ad agire in mezzo a queste difficoltà: da una parte il Diritto Canonico dà a loro e solo a loro il potere di nominare esorcisti (can. 1172), per cui è un potere-obbligo gravissimo; d’altra parte anch’essi hanno gli stessi limiti di tutto il clero: non hanno mai studiato questa materia, non hanno mai visto né praticato esorcismi (salvo rare eccezioni), subiscono l’influenza delle idee errate di certi teologi e biblisti; in conclusione, ci credono solo in teoria. È difficile credere alle cose che vediamo noi esorcisti, se non ci si assiste. Aggiungo anche che questo abbandono di tre secoli ha fatto sì che, non conoscendosi più gli esorcismi e il loro svolgimento, agli occhi di molti appaiono come un qualche cosa di abnorme, di mostruoso, a cui si deve ricorrere assolutamente meno che si può, e meglio ancora se non si fanno mai. Così trovare un esorcista nella Chiesa cattolica latina è diventato un dramma; solo in Italia si è incominciato a muovere qualcosa negli ultimi anni; ma la maggior parte delle altre nazioni ne sono quasi sprovviste. La gente si sente non capita, abbandonata, e si rivolge altrove, come abbiamo detto: a maghi, cartomanti, sètte, altre religioni. In compenso chi non ha mai dormito è stato il demonio. Dice chiaro il Vaticano II: «Tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo e destinata a durare, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno» (Gaudium et spes, 37). E Giovanni Paolo II: «Alla vittoria di Cristo sul diavolo partecipa la Chiesa: Cristo infatti ha dato ai suoi discepoli il potere di cacciare i demoni. La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera che, in casi specifici, può assumere la forma dell’esorcismo» (20 agosto 1986). Ci sono le parole del vangelo; ci sono le parole del magistero ecclesiastico e le norme del Diritto Canonico; ma, in pratica, nonostante la grande richiesta, vedo molto lontano il tempo in cui gli esorcismi torneranno a far parte, in ogni diocesi, del comune servizio pastorale. E sbagliano di grosso quelle persone che avvicinano l’esorcista come se avesse dei poteri straordinari, un po’ come se fossero dei "buoni maghi". Per avvicinare un esorcista ci vuole tanta fede in Gesù Cristo e tanta fede nella Chiesa, in nome della quale l’esorcista opera.

Che cosa fa un esorcista? Prima di tutto è un uomo di ascolto, per vedere che cosa il caso richiede. Il più delle volte la nostra gente ha solo bisogno di avvicinarsi a Dio; non si tratta di aver bisogno di esorcismi, ma di conversione. Credo che ogni esorcista possa testimoniare di aver avvicinato alla preghiera, ai sacramenti, alla pratica cristiana, molte più persone lontane da quando ha iniziato il ministero di esorcista, che in antecedenza, quando ricopriva altri incarichi apostolici. Vivere in grazia e ciò che questo comporta (preghiera, sacramenti, istruzione religiosa...) resta anche sempre il mezzo preventivo e curativo più efficace.

Un secondo compito dell’esorcista è quello di tranquillizzare le persone. Oggi sono proprio tanti coloro che ritengono di avere la jella, di essere stati raggiunti da un qualche maleficio ad opera di persone invidiose, gelose, perverse, concorrenti in affari e via dicendo. Inutile dire che spesso questa convinzione viene confermata o fatta nascere da persone sbagliate che si sono consultate: maghi, cartomanti, sedicenti veggenti o carismatici, di cui c’è un’invasione e una continua pubblicità da parte dei mass media. Ogni sacerdote e ogni persona di buon senso sarebbe in grado di tranquillizzare questi tormentati; ma la parola dell’esorcista è più efficace perché è un po’ considerato un professionista in questo campo.

Infine il compito dell’esorcista è di esorcizzare, quando vede che ne sono presenti le condizioni. Ci possono essere semplici motivi di sospetto, che con una brevissima preghiera esorcistica vengono chiariti. Si inizia sempre con molta semplicità e brevità. Solo chi ha un’ignoranza totale di questo ministero immagina che l’esorcismo sia un qualche cosa di spaventoso, di traumatico. Tale effetto può verificarsi nei presenti inesperti, non nella persona colpita, se nel corso dell’esorcismo o addirittura al suo inizio, si manifestano reazioni esterne violente o fenomeni strani. Proprio perché l’esorcismo, e solo l’esorcismo, può verificare se i fenomeni "di sospetto" nascondono una causa malefica o no, i primi esorcismi hanno importanza diagnostica più che curativa.

Ogni esorcista segue poi dei criteri personali, sia nel modo di condurre gli esorcismi sia nell’esaminare le persone che a lui si rivolgono. Alcuni fanno riempire dei questionari che essi stessi hanno preparato. Io consiglio sempre che la persona per prima cosa intensifichi la sua vita di preghiera; normalmente chiedo anche che, prima di essere ricevuta da me, abbia chiesto una serie di preghiere di guarigione e liberazione, o fatte da un sacerdote, o fatte da un gruppo di preghiera del Rinnovamento, abituato a questo; e ricevo le persone solo se il sacerdote che ha guidato queste preghiere mi segnala l’opportunità di fare esorcismi e me ne specifica i motivi.

Nella lotta contro il demonio non si insiste mai abbastanza sui criteri da seguire. Quando si tratta dell’azione ordinaria del demonio, la tentazione, il vangelo stesso ci dice che i rimedi sono due: «Vigilate e pregate per non entrare in tentazione». Se si tratta dell’azione straordinaria del demonio, possessione o disturbi malefici, io metto all’ottavo posto il ricorso agli esorcismi, sia come efficacia sia come rimedio a cui ricorrere. Questa è la mia successione: 1) vivere in grazia di Dio; 2) la confessione; 3) la Messa; 4) la comunione; 5) l’adorazione eucaristica; 6) ogni preghiera, soprattutto i salmi e il rosario; 7) le preghiere di liberazione; 8) gli esorcismi. Naturalmente si vede la contemporaneità di questi mezzi di grazia e la diversa frequenza; ad esempio la preghiera, come successione di tempo, precede e accompagna tutto.

«Coloro che crederanno in me, nel mio nome cacceranno i demoni... imporranno le mani sugli infermi ed essi guariranno» (Mc 16,17-18). Se almeno i sacerdoti credessero alle parole del Signore e al potere che hanno, non si stancherebbero di benedire tutte le persone che domandano anche solo una semplice benedizione. Credo che tanti mali guarirebbero e che un esercito di persone (maghi, cartomanti, sensitivi e simili) finirebbero in cassa integrazione. È uno degli scopi che noi esorcisti, almeno indirettamente, cerchiamo di ottenere. Gabriele Amorth da "Vita Pastorale", gennaio 1998

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